La sfida del futuro? Passare al setaccio ogni veicolo e verificarne le condizioni. Individuare le alternative attuabili per ciascuno e metterle in pratica.
Si parla di vere e proprie sostituzioni al fine di rendere eco-sostenibili, mezzi altamente inquinanti.
Il passaggio è costoso? La risposta è sì.
La vera domanda però è un'altra: questo passaggio è obbligato? Ancora una volta, a gran voce bisogna coscienziosamente rispondere, sì.
Mettere in pratica tutte le soluzioni eco-friendly conosciute e a disposizione, laddove possibile, o togliere di mezzo veicoli non modificabili è doveroso quanto necessario. Bisogna ridurre l'emissione atmosferica di gas altamente inquinanti e nocivi che, a lungo andare, uccideranno il Pianeta e gli abitanti dello stesso.
Prima di entrare nel merito delle soluzioni, cerchiamo di capire che impatto ambientale ha l'inquinamento dovuto al trasporto delle merci.
Precisiamo che il trasporto su strada intrapreso da corrieri espressi è considerato il più inquinante, anche rispetto al trasporto merci marittimo o aereo.
Il problema fondamentale resta il seguente: i mezzi pesanti circolano su gomma ed emettono circa il 75% delle emissioni totali di anidride carbonica di tutto il settore dei trasporti.
Guardando in modo globale la questione, si parla di almeno 5 miliardi di CO2 l'anno rilasciate nell'atmosfera. (Un doveroso appunto: la circolazione su rotaia rappresenterebbe un impatto decisamente migliore.)
Si tenga conto che i corrieri circolanti vanno incontro nel tempo a usura spontanea di: • pneumatici • freni • combustione del motore
Senza contare la naturale rovina del manto stradale; tutto ciò che cosa comporta?
Come prima cosa, l'unione di polveri e del particolato si andrà a dissolvere nell'aria e depositare ove possibile, tra fogliame ai lati della strada e ovunque trovi terreno fertile. Diviene respirabile e altamente tossico per gli esseri umani e per l'ambiente, poiché riduce drasticamente la fotosintesi delle stesse piante.
Le soluzioni ci sono e vanno applicate:
Quello che "vagamente" colpisce è il fatto che in altre parti d'Europa siano già in uso da tempo delle tipologie di filtro antiparticolato "Black Carbon". In Italia vi è ancora qualche resistenza, e ciò che non risulta chiaro è il motivo: budget d'investimento o tipologia del meccanismo?
È indiscutibile che la combustione derivante dalle particelle di combustibili fossili legata alle biomasse, crei una delle emissioni più nocive al mondo. Non solo per l'ambiente, anche per la salute dell'uomo.
Il filtro al carbone, da applicare direttamente nei camion che si occupano del trasporto merci, potrebbe ridurre drasticamente tale emissione.
Come? Semplice, si tratta di un filtro che riesce a raccogliere le particelle di carbonio e separarle. Le raccoglie finché non si raggiunge un livello massimo di filtraggio tale da non permettere al motore di scaricarle nell'aria. Questo sistema di filtrazione viene meccanicamente segnalato a una centralina interna tramite appositi sensori e si avvia il cosiddetto processo antiparticolato. Parliamo di una combustione che ottimizza gli scarichi e rende le emissioni al minimo della soglia. Innovazione ed eco-sostenibilità massima.
In Svezia sono stati condotti con ottimi risultati i test relativi all'autotrasporto eco sostenibile. Stando a fonti certe vi sono progetti in questo senso anche per l'Italia: gli autocarri dovrebbero prevedere la ricezione dell'energia tramite un cosiddetto "pantografo". Questo è un collettore-strumento di elettricità che verrebbe montato sui telai dei mezzi, all'altezza della cabina. In tal modo i veicoli prenderebbero energia dalle linee di corrente poste sulle autostrade e corsie preferenziali create appositamente. Si tratterebbe comunque di veicoli elettrici pertanto funzionanti anche al di fuori di queste linee di corrente aeree. Ossia staccandosi da esse, i mezzi camminerebbero come qualunque altro veicolo ibrido su strada.
Ammettiamo che il progetto è costoso ma altrettanto necessario.
I costi. Quasi un anno fa si parlò di circa 140 milioni di euro messi a disposizione dell'Italia per far fronte al problema relativo all'inquinamento.
Tuttavia, ben poco di quella cifra venne riservata alle modifiche sui mezzi pesanti. Per ora le energie rinnovabili sono un settore che si è affacciato nel Bel Paese ma non sufficientemente a livello di trasporto merci.
Per i filtri al carbonio vennero stanziati già anni fa, soprattutto al nord, circa 20 milioni di euro, con detrazioni fiscali del 50% per i privati e proprietari di mezzi pesanti e trasportatori di merci che decidevano di adeguare il proprio veicolo. Tuttavia in pochi installarono e usufruirono del DPF.
I mezzi elettrici presentano tuttora un costo quasi tre volte tanto quello di un mezzo pesante normale. Allora è ovvio che se poi il budget d'investimento cambia ogni anno e quello realmente riservato all'inquinamento non viene impiegato per sopperire ai costi derivanti dalle emissioni nocive, nulla può davvero cambiare.
Il Pianeta Terra è un bene da salvaguardare e confidiamo in prossime buone notizie e applicazioni dei sistemi eco-sostenibili attualmente conosciuti.
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